Storia delle fortificazioni
L'abbandono e la trasformazione
Con le trasformazioni legate all’ inserimento del Regno di Napoli nell’ ambito dell’ Impero spagnolo il ruolo della difesa delle aree interne si modifica radicalmente, in particolare dopo le rivolte della nobiltà locale della metà del cinquecento, che portarono all’ esilio della potente famiglia dei Sanseverino e al definitivo asservimento delle principali famiglie feudali del Regno, il cui carattere, in fondo, non era dissimile a quello delle congiure dei Baroni dell’ età Aragonese, rivendicando una sostanziale autonomia alla disaggregazione feudale del territorio, contro la formazione dello stato centralizzato, appoggiato dalle emergenti borghesie, che tale frammentazione, che era anche di dazi e di commerci vedeva come un impedimento. La perdita di funzione difensiva reale, essendosi la difesa del regno spostatasi sulle aree costiere, e il rischio, viceversa, che aree interne fortemente strutturate militarmente potessero costituire un costante pericolo di insurrezione, portarono alla repentina dismissione del sistema castellare. Tra la fine del XVI e la metà del successivo ormai tutti o quasi i castelli hanno perso la loro funzione. Questo avviene secondo differenti modalità, tra cui possiamo identificare sostanzialmente due modelli principali. Il primo consiste nell’ abbandono del castello, posto nel borgo più elevato, e nella traslazione del luogo della residenza aristocratica in un casale di valle. Vengono così costruiti palazzi baronali nei casali, alcuni dei quali sono ampliamenti del borgo castellare verso la pianura, come ad esempio a Mercogliano, altri invece sono trasformazioni dei borghi di valle, o addirittura nuovi abitati, come a Solofra, a Serino, a Forino ( borgo Murate) o a Montella. Il secondo modello è dato dalla trasformazione del castello in residenza signorile, ed è prevalente, con maggiori o minori modificazione dell’ impianto architettonico, è esemplare il caso delle trasformazioni operate dal principe musicista Carlo Gesualdo nell’ omonimo castello. Ad Avellino, dopo una prima fase di trasformazione “ a corte feudale” del suo Castello, nel XVI secolo con Maria de Cardona, si sceglie, con i Caracciolo, di costruire il palazzo baronale in un luogo più strategico per lo sviluppo urbano, a ridosso della porta per Napoli. I borghi castellari in generale perdono importanza, e in taluni casi, come in quelli della parte centrale della media valle del Sabato, rimangono chiusi in un sostanziale blocco evolutivo, senza crescere di dimensioni e specializzati nelle funzioni di residenza della corte aristocratica e limitatamente di controllo del territorio, mentre gli altri casali a valle si sviluppano. Il successo evolutivo e la scelta del modello sono da ritenersi legati alla modificazione degli equilibri insediativi ed alla ricerca di migliore rapporto con la rete cinematica ed i centri maggiori. Di fatto ala metà del seicento ormai la difesa è accentrata nei grandi complessi bastionati del Regno, e i castelli o sono crollati per terremoti o incendi, o sono ormai fastose dimore signorili.