Castelnuovo Cilento
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La torre e l’impianto fortificato occupano il punto più alto del colle (272 m.s.m.) ove era il borgo disposto secondo un asse sud-ovest/nord-est e da cui era possibile non solo stabilire comunicazioni visive con la torre di Velia sulla costa, ma controllare, nella sua strategica ubicazione tra il corso dell’Alento e il Torrente Fiumicello, suo l’affluente, eventuali invasioni dal mare verso l’entroterra.
Notizie storiche
L’abitato fortificato fu edificato su un’alta e suggestiva collina che il Pacichelli a fine XVII secolo descrisse cinta da fortificazione, con una altrettanto bella torre di cui egli notò la fattura “antica”, e al centro del territorio di 12 miglia, le cui campagne malariche bagnate dall’Alento e dal Palistro, aggiunse l’Antonini, erano utilizzate quale luogo di pascolo per le bufale. Al tempo di Federico II signore di Castelnuovo era Gisulfo Goffredo di Mannìa che costruì anche il castello e che alla sua morte fu sepolto nella locale chiesa sotto una lapide con epigrafe.
Per la prima volta l’abitato è citato in un documento angioino del 1271, relativo alla donazione di re Carlo I d’Angiò al milite Guido d’Alemagna e ai suoi eredi del “Castel Nuovo nel Principato” (16 febbraio 1271), che doveva comprendere anche la torre allora recentemente costruita. Tra l’altro, Luigi d’Alemagna, conte di Buccino e signore di Castelnuovo, ospitò papa Urbano II (Bartolomeo Prignano) quando fuggì dal castello di Nocera assediato da Carlo di Durazzo. La torre e l’intera struttura castellana, pervenuta nel 1724 alla famiglia dei marchesi Talamo Atenolfi, subì notevoli danni durante la rivoluzione del 1799 e le successive guerre napoleoniche. I terremoti verificatisi tra il 1850 e il 1857 ne causarono l’abbandono con il trasferimento della famiglia proprietaria nella località Pantana. Al marchese Giuseppe Talamo Atenolfi si deve l’iniziativa per i radicali lavori di restauro eseguiti ad iniziare dal 1966.
Dati caratteristici
Anche a Castelnuovo Cilento è riscontrabile l’influenza provenzale, cui si deve la costruzione degli alti torrioni cilindrici su base tronco-conica; essi vennero costruiti nel ventennio precedente la guerra del Vespro (1288-1302) e erano stati preceduti da altri impianti difensivi; nel caso di Castelnuovo, da un castello costruito al tempo di Gisulfo de Mannìa, “Gran Giustiziere del Regno”(1255). La fortificazione e la torre furono potenziati da Guy d’Alemagne, feudatario del luogo nel 1269. Anche in questo caso la torre, ubicata nel punto più alto dell’abitato, è dotata di una stretta scala ricavata nello spessore murario del corpo cilindrico, mensole sporgenti o beccatelli, uniti da archetti per la creazione delle caditoie, e un ingresso sopraelevato, che si raggiungeva tramite un originario ponte levatoio sul lato nord-est. All’interno la Torre è divisa in quattro ambienti circolari coperti da volte a bacino ribassato. La controscarpa che la caratterizza all’esterno appartiene al periodo aragonese durante il quale si rafforzò la base con una possente struttura bassa e robusta per sostenere l’impatto dei grandi proiettili in pietra delle prime bombarde. Nello stesso periodo furono realizzati la cortina merlata e un un camminamento più robusto tra le due possenti torri quadrate di probabile origine sveva; la corte interna ospitava edifici di servizio e la cappella.
Bibliografia minima
L. Santoro, Castelli angioini e aragonesi nel Regno di Napoli, Milano 1982
M. Vassalluzzo, Castelli torri e borghi della Costa cilentana, Castel S. Giorgio, 1975
Autore: Antonio Capano